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Il cibo di Santa Chiara d'Assisi

Ispirati dall’evento dell’Expo 2015 dedicato al tema “Nutrire il pianeta, energia per la vita” che include tutto ciò che riguarda l’alimentazione – dall’educazione alimentare, al problema della fame nel mondo e della distribuzione delle risorse, alle colture del futuro capaci di nutrire un globo sempre più sovraffollato -, lo storico dell’arte Giuseppe Cassio e il professore di storia del francescanesimo alla Pontificia Università Antonianum, Pietro Messa, hanno proposto il libro Il cibo di Francesco. Anche di pane vive l’uomo pubblicato dalle Edizioni Terra Santa.

                                                                                         Leone Bracaloni, Assisi, 1934, S.Chiara e le sorelle
                                                                                         nel refettorio di San Damiano



Qui sotto, alcuni brani della parte dedicata al cibo di Chiara d’Assisi.

 
"Il pasto è luogo della fraternità e delle relazioni. Questo s’intravvede in modo particolare nella narrazione del banchetto consumato da san Francesco e santa Chiara alla Porziuncola. Ma anche nel cibo che il Santo, dopo aver rifiutato ricchezze e piaceri, chiede al Sultano prima di congedarsi. […]

Quando il suddetto racconto fu scritto e volgarizzato era passato oltre un secolo dalla morte di Francesco e Chiara, eppure la condivisione del cibo tra loro è testimoniato da fonti molto attendibili. Così al processo di canonizzazione di Chiara d’Assisi nel novembre 1253, pochi mesi dopo la morte dell’Assiate, Bona de Guelfuccio de Assisi, narrò riguardo agli anni prima del 1211-1212, ossia al periodo dei primi contatti tra il figlio di Pietro di Bernardone e la nobile fanciulla: «Anche essa madonna Chiara, mentre che era nel seculo, dette ad essa testimonia [per] devozione certa quantità de denari e comandolle che li portasse a quelli che lavoravano in Santa Maria de la Porziuncola, ad ciò che comperassero de la carne». Tale attenzione ai frati Minori non verrà meno neppure quando Chiara presso la Chiesa di San Damiano condurrà una vita di “altissima povertà e santissima unità […].

Se il pane era fondamentale, non meno importante era l’olio, ma anche allora poteva venire a mancare forse a motivo di una minor raccolta dovuta a una stagione sfavorevole. Ecco allora che si deve ricorrere all’elemosina, ma la Provvidenza precede la solerzia del frate mendicante […].

Ma fiducia nella Provvidenza non significava certamente vivere fuori dalla realtà perché l’Incarnazione, ossia Dio fatto uomo, era al centro della meditazione di Chiara, che l’apprese da Francesco.

Gesù salva nella complessità, contraddittorietà e persino assurdità della storia e non dalla storia; e così pure nella Comunità di San Damiano – a cui si unì anche la madre di Chiara, Ortolana – vi furono momenti di scoraggiamento. Ma anche qui il cibo, come narra suor Filippa figliola già di messere Leonardo de Gislerio, si fa tramite di quell’affetto e cura che sana molte infermità mentali […]"

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