Monastero S. Chiara - Altamura (BA)
Monastero Santa Chiara
Via S. Chiara, 2
70022 Altanmura (BA)
Tel. 080/3141386
email: clarissealtamura@gmail.com
STORIA DEL MONASTERO
Il nostro monastero sorge nel centro storico della città. Nel 1519, mediante testamento, Jacopo Antonio Cobuzio lo istituì erede universale di tutti i suoi beni immobili.
La sua costruzione era stata voluta al fine di accogliere donne di umile condizione sociale, ed era stata progettata accanto alla chiesina omonima, già esistente.
Papa Alessandro VII, col Breve “Exponi nobis” del 28 luglio 1664, chiese al Vescovo di Monopoli, nonché Prelato di Altamura, Mons. Giuseppe Cavalieri, di recuperare i beni del testatore. L’erezione canonica del monastero fu chiesta alla Santa Sede il 16 marzo 1680 e il monastero fu inaugurato il 21 novembre 1682.
Sin dal 1470 era sorto, quasi in prossimità del Convento di S. Antonio, il Monastero delle Clarisse del Perpetuo Soccorso, dotato di estesi beni immobili. Le suore ivi residenti, che provenivano da famiglie benestanti, erano denominate
”le Monache Grandi”.
Nel 1682 due clarisse del Perpetuo Soccorso, sr. Battista Costantini e sr. Brigida Viti, insieme a diciassette novizie e due converse, fecero solenne ingresso nel nuovo monastero, accompagnate processionalmente dal vescovo con i canonici della Cattedrale, cui si unirono i frati minori conventuali, gli osservanti, i riformati e i cappuccini.
Il nostro monastero è sopravvissuto alla soppressione delle corporazioni religiose indetta da Napoleone Bonaparte: nel 1866, infatti, fu concesso l’uso abitativo temporaneo del monastero ai pochi membri della comunità rimasti.
Beneficarono di tale concessione anche le monache del Monastero del Perpetuo Soccorso, di cui solo quattro rimasero in sede fino al novembre del 1908. Le altre quattordici coriste e sei converse furono accorpate alla comunità del Monastero S. Chiara.
Successivamente, anche le quattro superstiti divennero parte della stessa comunità, su proposta di Mons. Carlo Giuseppe Cecchini: il Monastero del Perpetuo Soccorso, infatti, fu requisito dal Comune.
Lo stesso pericolo incombeva su questo monastero: alcuni ne avevano proposto la demolizione, per dar luogo ad una piazza; altri pensavano di adibirlo ad edificio scolastico. Il Consiglio comunale ne aveva deciso la vendita per lire 13.000, ma fu provvidenzialmente riscattato a favore delle clarisse da Donna Marietta Castelli, l’8 maggio 1904.
LA NOSTRA GIORNATA
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6.00 Sveglia
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6.30 Meditazione personale
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7.30 Ufficio delle letture e Lodi mattutine
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8.15 Ora Terza
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8.30 Colazione
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A seguire - Lavoro
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12.00 Ora Sesta
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12.15 Pranzo
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15.30 Ora Nona
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A seguire - Lavoro/ Studio
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18.00 Vespri
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18.15 S. Messa
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19.15 Cena
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21.30 Compieta
Puoi condividere con noi questi momenti di preghiera:
Il Lunedì e il Sabato
I NOSTRI EVENTI
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La nostra vita contemplativa
La vita consacrata è
una storia di amore appassionato per il Signore e per l’umanità: nella vita contemplativa questa storia si dipana, giorno dopo giorno, attraverso la costante ricerca del volto di Dio, nella relazione intima con Lui.
La nostra consacrazione si fonda su quella battesimale. Con il battesimo, porta d’accesso al
la vita spirituale e suo necessario fondamento, ogni cristiano è consacrato, perché reso partecipe della vita di Cristo, l’Unto, il Consacrato del Padre.
Tuttavia, la nostra consacrazione è nuova e speciale rispetto a quella costitutiva dello stato cristiano. Speciale non significa migliore, né più importante, ma solo capace di definire una specie, una forma di consacrazione non comune.
Noi siamo voce della Chiesa che instancabilmente loda, ringrazia, geme e supplica per tutta l’umanità, e con la nostra preghiera siamo collaboratrici di Dio stesso, sostegno delle membra vacillanti del suo corpo ineffabile (cf. CHIARA D’ASSISI, Lett. Terza a S. Agnese di Praga, 8: FF 2886).
Il Signore, che «ci ha amato per primo» (1 Gv 4,19), è il tesoro della nostra vita (cf. Lc 12,34), il nostro bene, «tutto il bene, il sommo bene», la nostra «ricchezza a sufficienza» (FRANCESCO D’ASSISI, Lodi al Dio Altissimo, 3.5: FF 261). A lui abbiamo consegnato la nostra vita, ritirandoci nella cella del nostro cuore (cf. Mt 6,5) e nella solitudine abitata del chiostro.
In questo modo siamo immagine di Cristo che cerca l’incontro con il Padre sul monte (cf. Mt 14, 23) (cf. PAPA FRANCESCO, Cost. Apostolica Vultum Dei quaerere).
La vita contemplativa comporta una separazione dal mondo non solo da un punto di vista fisico, ma anche dalla sua logica. S. Paolo scrive: «Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto» (Rm 12, 2), ovvero per essere riservati a Dio, alla sua sapienza, al suo progetto, alla sua volontà. È una separazione che riguarda tutto l’essere.
Tuttavia tale separazione non significa isolamento, autoreferenzialità, egocentrismo o autosufficienza. Al contrario, essa innesta un processo di invio e di apertura all’altro, fuori da sé. Consacrazione e missione, infatti, sono due aspetti che si completano pienamente e che reciprocamente si richiamano.
Noi viviamo «per» Dio e «di» Dio. Donarsi a Dio vuol dire non essere più per se stessi, ma per tutti: proprio perché donata a Dio, la nostra vita esiste per gli altri, è donata agli altri.
Nella vita fraterna in comunità sperimentiamo come nessuna delle opere svolte per amore, nessuna sincera preoccupazione per gli altri, nessuna generosa fatica, nessuna dolorosa pazienza va perduta: tutto ciò circola attraverso il mondo come una misteriosa forza di vita (cf. PAPA FRANCESCO, Enciclica
Fratelli Tutti, 195).
Nella «convivialità delle differenze» (DON TONINO BELLO), la nostra vita è segno e strumento di ciò a cui l’intera umanità è chiamata: essere testimone e artefice di quel progetto di comunione che sta al vertice della storia dell’uomo secondo Dio.
Oggi più che mai risulta necessario, se non urgente, infatti, far rinascere tra tutti un’aspirazione mondiale alla fraternità, in quanto nessuno può affrontare la vita in modo isolato.
Si tratta di imparare a collaborare, a sognare insieme; di divenire veri dialoganti, artigiani di pace, relazione e comunione, di considerarci un’unica umanità, viandanti fatti della stessa carne umana (cf. Is 58,7), figli di questa stessa terra che ospita tutti, ciascuno con la ricchezza della propria fede o delle proprie convinzioni, ciascuno con la propria voce, tutti fratelli! (cf. PAPA FRANCESCO, Enciclica
Fratelli Tutti).
Che cos’è la contemplazione?
Contemplare è incontro personale con il Dio della storia, di quel Dio che, nella persona del suo Figlio,
ha posto la sua tenda tra di noi (cf. Gv 1,14) e si fa presente nella storia personale, negli avvenimenti e nell’opera meravigliosa della creazione. Contemplare è dono e regalo di un Dio che vuole comunicare se stesso ed entrare in relazione profonda con l’uomo, come un vero amico.
Il contemplativo è la persona centrata in Dio, è colui per il quale Dio è l’
unum necessarium (cf. Lc 10,42), di fronte a cui tutto si ridimensiona, perché guardato con occhi nuovi.
La persona contemplativa capisce l’importanza delle cose, ma queste non rubano il suo cuore e non bloccano la sua mente, sono anzi una scala per arrivare a Dio: tutto per lei
porta significazione dell’Altissimo (cf. FRANCESCO D’ASSISI,
Cantico delle creature, 4: FF 263).
Chi si immerge nel mistero della contemplazione vede con occhi spirituali, è un mistico dagli occhi aperti: questo permette di contemplare il mondo e le persone con lo sguardo di Dio, là dove invece gli altri “hanno occhi e non vedono” (Sal 115,5; 135, 16; cf. Ger 5,21), perché guardano con gli occhi della carne (cf. PAPA FRANCESCO, V
ultum Dei quaerere, 10).
Contemplare allora è avere in Cristo Gesù, che ha il volto costantemente rivolto verso il Padre (cf. Gv 1,18), uno sguardo trasfigurato dall’azione dello Spirito, sguardo in cui fiorisce lo stupore per Dio e le sue meraviglie; è avere una mente limpida, in cui risuonano le vibrazioni del Verbo e la voce dello Spirito quale soffio di brezza leggera (cf. 1 Re 19,12) (cf. PAPA FRANCESCO,
Vultum Dei quaerere, 11).
Contemplare è riconoscersi figli amati, preziosi agli occhi del Padre. Questo ci rende sempre più in comunione con tutte le creature e ci permette di camminare verso quella fratellanza universale che S. Francesco d’Assisi ha vissuto in maniera così luminosa (cf. PAPA FRANCESCO, Enciclica
Laudato si’, 221).
«Siate vere scuole di contemplazione e orazione» (cf. PAPA FRANCESCO, Vultum Dei quaerere, 36)
La ricerca del volto di Dio attraversa la storia dell’umanità, da sempre chiamata a un dialogo d’amore con il Creatore (cf. VATICANO II, Cost. past.
Gaudium et spes, 19). L’uomo e la donna, infatti, hanno una dimensione religiosa insopprimibile che orienta il loro cuore alla ricerca dell’Assoluto, a Dio, del quale percepiscono il bisogno.
Anche quanti si professano non credenti confessano questo anelito profondo del cuore, che abita e anima ogni uomo e ogni donna desiderosi di felicità e pienezza. S. Agostino nelle
Confessioni lo ha espresso con efficacia: «Ci hai fatti per te e inquieto è il nostro cuore finché non riposa in te».
Inquietudine del cuore che nasce dall’intuizione profonda che è Dio a cercare per primo l’uomo, attraendolo misteriosamente a Sé.
Da diversi anni, la nostra comunità ha avviato iniziative vocazionali per adolescenti, giovani e giovani adulti. Tra queste: incontri di preghiera mensili, esercizi spirituali serali, giornate e
week end di spiritualità, percorsi spirituali con l'arte iconografica.
Il nostro obiettivo è quello di fornire gli “strumenti” per poter conoscere e curare la propria vita interiore, attraverso esperienze di incontro personale con il Signore.
La contemplazione, infatti, è importante in ogni stato di vita.
In profonda comunione con la Chiesa, desideriamo essere prolungamento vivo del mistero di Maria vergine, sposa e madre, che accoglie e custodisce la Parola per restituirla al mondo, contribuendo a far nascere e crescere Cristo nel cuore degli uomini assetati, anche se spesso inconsapevolmente, di Colui che è «via, verità e vita» (Gv 14,6) (cf. PAPA FRANCESCO,
Vultum Dei quaerere, 37).