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Contemplando inoltre le indicibili sue delizie, le ricchezze e gli onori eterni, e sospirando per l'eccessivo desiderio e amore del cuore, grida: Attirami dietro a te, correremo al profumo dei tuoi unguenti, o sposo celeste! Correrò e non verrò meno, finché tu mi introduca nella cella del vino, finché la tua sinistra sia sotto il mio capo e la destra felicemente mi abbracci e tu mi baci con il felicissimo bacio della tua bocca” (Quarta lettera ad Agnese, FF2906).
Parole calde, appassionate, ardenti…
La tua sinistra sia sotto il mio capo e la destra felicemente mi abbracci e tu mi baci con il felicissimo bacio della tua bocca. Sono frasi tratte da un lettera che Chiara di Assisi scrive ad Agnese di Praga nel 1253 circa. Siamo quindi in pieno Medio Evo. Una donna matura (Chiara ha 60 anni quando scrive), malata (è allettata da ben 28 anni) e da più di 40 anni in clausura scrive parole decisamente forti. E stupisce ancora di più il fatto che Chiara sta facendo sue delle frasi del Cantico dei cantici, il libro della Scrittura che ha per unico filo conduttore l'amore tra un uomo e una donna.
Chiara è una donna innamorata. A 60 anni ancora è innamorata del suo Sposo, il Signore Gesù Cristo, per cui ha lasciato di notte la sua famiglia e le sue sicurezze e si è ritirata in un piccolo monastero per vivere nella povertà e nella semplicità sulle orme di Cristo povero e crocifisso. Un po' come anni prima aveva visto fare a Francesco.
Nelle sue lettere Chiara esprime il suo amore con un ampio ventaglio di immagini molto femminili: “
Come dunque la gloriosa Vergine delle vergini lo portò materialmente, così anche tu, seguendo le sue orme, specialmente quelle dell’umiltà e della povertà, senza alcun dubbio lo puoi sempre portare spiritualmente nel tuo corpo casto e verginale, contenendo colui dal quale tu stessa e tutte le cose siete contenute" (Terza lettera ad Agnese, FF 2893). Contenere il creatore che ti contiene, essere gravida del proprio Signore: sono immagini che parlano di una fecondità come solo una donna può fare. Eppure Chiara è vergine, è una donna consacrata che nel rapporto con il suo Signore vive e realizza pienamente tutta la sua femminilità.
Chiara è una donna viva che trova vita nel rapporto con un Dio vivo, quello che contempla nel Crocifisso di San Damiano, davanti a cui ha pregato per ben 42 anni. Su quella croce Chiara vede un Cristo glorioso che ha affrontato la sofferenza e la morte come tutti gli uomini, ma che le ha attraversate aprendo una strada per tutti gli uomini: una strada di vita e di risurrezione, una strada che unisce cielo e terra, divinità e umanità, il Padre e gli angeli in cima alla croce e Maria e Giovanni sotto la croce.
Ecco, possiamo leggere in filigrana nella vita di Chiara quella del suo Signore, che ha scelto di seguire in umiltà e povertà. Come Cristo ha scelto di “non ritenere un privilegio l'essere come Dio" (Fil 2,6) ma di spogliarsi per farsi simile agli uomini, così Chiara sceglie liberamente di uscire da Assisi, dalla casa paterna, dalla sua condizione nobiliare per vivere in povertà, senza nulla di proprio, addirittura chiedendo il privilegio di non essere costretta da nessuno ad avere possedimenti per vivere abbandonata con confidenza nelle mani del suo Sposo e Signore! Il Signore è il suo unico bene, a Lui consegna con fiducia la sua vita e Lui la avvolge con il suo amore e la sua provvidenza.“
Il Figlio di Dio per noi si è fatto via”, scrive santa Chiara nel suo testamento, e su questa via avanza confidente e lieta trasformando la sua esistenza in uno “
specchio di vita” in cui le sue sorelle “
videro riflesso il sentiero della vita", come dicono degli stralci della Bolla di canonizzazione.
Chiara è luminosa e trasparente, in lei il suo Signore vive, si riposa, si riflette e si comunica ancora oggi a ciascuno di noi.
A cura del Monastero "Corpus Domini" di Forlì